Recentemente sul settimanale Chi, la psicologa Ilaria Squaiella ha offerto un’analisi sul comportamento dei concorrenti del Grande Fratello riguardo alla notizia del decesso del padre di Beatrice Luzzi. La mancanza di empatia, sottolineata anche da Alfonso Signorini, potrebbe avere radici nella recente pandemia secondo la psicologa.
La Reazione dei Concorrenti del GF al Lutto di Beatrice Luzzi
La psicologa Ilaria Squaiella suggerisce che, sebbene alcune persone possano avere difficoltà a reagire al dolore altrui, “Non riescono a trovare le parole e si sentono bloccati nell’espressione del proprio vissuto emotivo. Altri temono la morte e gli addii a tal punto che, quando vedono qualcuno a loro vicino soffrire per questi motivi, fuggono a gambe levate“, questo non sembra essere il caso dei partecipanti del Grande Fratello. Lei sostiene che la loro indifferenza possa avere una spiegazione più complessa:
Molti concorrenti hanno mostrato una totale indifferenza di fronte a questa vicenda, come se la cosa non solo non li toccasse da vicino, ma non li riguardasse affatto. Viene spontaneo ricordare ciò che accadde nell’edizione 2021 del GfVip, quando Dayane Mello ricevette la notizia della scomparsa di suo fratello. La reazione della Casa fu totalmente diversa, quasi opposta. I concorrenti rimasero fortemente turbati e si strinsero intorno alla modella brasiliana, cercando di sostenerla e confortarla in ogni modo possibile, compatibilmente con la situazione nella quale si trovavano. Come sono possibili comportamenti tanto differenti di fronte alla notizia di un lutto?
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L’Indifferenza Di Fronte alla Morte
Squaiella ricorda che durante il 2021, nel culmine della pandemia di Covid-19, si era diffusa la speranza di emergere dalla crisi con un rinnovato senso di solidarietà e compassione reciproca. Tuttavia, una volta superata la fase più critica della pandemia, la realtà si è rivelata ben diversa: “
In realtà, le conseguenze della pandemia sono state ben altre. Si è fortemente accentuato l’individualismo, che in moltissimi casi si traduce in egoismo: “Penso per me, ai miei bisogni, alle mie esigenze”. Gli altri non solo passano in secondo piano, ma spesso non sono neanche contemplati, come se fossero trasparenti. Contemporaneamente si è creata una “anestesia emotiva”, una sorta di distacco dai sentimenti altrui, dalle sensazioni e dai vissuti, soprattutto negativi.
“. La psicologa conclude il suo pensiero con un’osservazione finale: “Molti partecipanti di questa edizione sembrano essere guidati dai propri bisogni che cercano di soddisfare senza tener troppo conto della presenza dei compagni. Una logica lontana dal mondo adulto e più tipica dell’infanzia, quando il bambino vive una fase di totale egocentrismo nella quale pensa solo a soddisfare i propri desideri ed esigenze. L’aspetto positivo di tutta la vicenda è un forte invito a riflettere e a spostare lo sguardo da noi stessi all’altro“. Secondo la sua analisi, sembra che la pandemia abbia lasciato un impatto duraturo sulla capacità delle persone di connettersi emotivamente con gli altri.