Mentre ci sono momenti in cui dobbiamo sospendere le nostre opinioni e rimanere muti, l’impresa di pompe funebri ha esercitato discrezione non vietando i selfie nella cappella e chiarendo sui giornali che nessuno ha toccato la bara.

Sappiamo tutti quanto sia necessario per la maggior parte di noi parlare di tutto e di più, ma non sarebbe bello se, per una volta, riconoscessimo che alcune cose non hanno bisogno di essere commentate o giustificate, a cominciare dal morte di Maria De Filippi, sulla quale sembrava che tutti avessero un’opinione? Una volta saputo che Maurizio Costanzo era morto, tutti gli occhi erano stati puntati su di lei:
Maria, la vedova, colei nelle cui mani Costanzo avrebbe voluto morire, è stata definita “scioccata e atterrita” alla notizia, come se le redazioni si fregarono le mani al pensiero di vederla distrutta e implorante, fornendo un’immagine così potente da abbellire le copertine dei giornali più influenti del mondo, come era successo con Sandra Mondaini al momento del suo ultimo addio a Raimondo Vianello.

Anche se Maria De Filippi ha una casa nell’industria televisiva e lavora negli Elios Studios, disprezza essere davanti alla telecamera ed eviterà le luci della ribalta a tutti i costi. Tuttavia, nel suo dolore per la perdita del marito Maurizio, ha deciso di vivere il dolore nell’unico modo che conosce.
Il fatto che sedesse in prima fila nell’impresa di pompe funebri l’ha resa un bersaglio immediato per il giudizio e la condanna, indipendentemente dai suoi sforzi per usare la prudenza. Dopo essere rimasta seduta in silenzio per mezz’ora, si alza, e più di un giornalista fa notare che non si è avvicinata alla bara, come se toccare il catafalco fosse indice del dolore provato da una vedova nei confronti del marito.
Appare molto evidente che il modo in cui gestisci il tuo dolore non è corretto, nonostante questo sia un argomento che ha affascinato scrittori come Joan Didion (The Year of Magical Thinking, Il Saggiatore) e Joyce Carol Oates (The Tale of a Widow , Bompiani) per decenni. Molte persone trattano il dolore come latte parzialmente scremato; se piangi troppo o troppo a lungo, è ovvio che lo stai affrontando in modo errato; tuttavia, la verità è che non esiste una giusta via da seguire.
Va bene che Selvaggia Lucarelli scelga di andare in onda dopo aver appreso la notizia della morte della madre, e va bene che Loredana Bertè si commuova per Mim anche se è morta quasi trent’anni prima.
Ad aggiungere sale alla piaga, un altro episodio ha attirato l’attenzione di tutti: la maleducazione di chi si è approfittato della gentilezza e disponibilità di Maria De Filippi, che il 26 febbraio ha deciso di ringraziare e porgere a tutte le persone, illustri e non, accorse per dare l’ultimo saluto a Costanzo, per chiederle un selfie, che lei probabilmente non era molto presente con se stessa o era intrappolata da centinaia di cellulari che altrimenti avrebbe potuto ignorare.

Viene da chiedersi se le persone in fila per disegnare Costanzo si siano fermate anche per lasciare un fiore o per farsi un selfie con la signora dopo, nonostante la procedura in sé sia disgustosa. L’abbiamo scansionata e sezionata da ogni angolazione per dimostrare che siamo tutti professionisti nel controllare i nostri sentimenti mentre ci rilassiamo sul divano di casa.
I selfie, a pensarci bene, non sono qualcosa che chiediamo per il personaggio famoso con cui ci immortaliamo, ma per noi stessi, che grazie a quel personaggio famoso possiamo rafforzare il nostro status con gli altri. Questo meccanismo è coerente e ha a che fare con la nostra voglia di essere protagonisti, di intralciarci e di monopolizzare l’attenzione. Tenendo conto di ciò, potrebbe essere il momento di riconoscere che ci sono confini che devono essere rispettati e che il lutto è, per sua stessa natura, privato e off-limits sottoposto al controllo della stampa e del pubblico.



